Piero Catalano nasce a Santa Ninfa, in provincia di Trapani, il 20 aprile 1955. La sua passione per l’arte nasce nella fonderia Venturi Arte, dove inizia a lavorare come patinatore di sculture in bronzo nel 1976.
Dopo alcuni mesi comincia a modellare la cera, da autodidatta, dando vita alle sue prime opere che saranno in seguito fuse in bronzo e patinate personalmente.
Verso la fine degli anni Ottanta dietro suggerimento di alcuni artisti, inizia a lavorare la terra creta.
Una volta di fronte al blocco di creta, però, l’artista è incerto su come lavorare questo nuovo materiale che non sente suo: decide così di lasciare momentaneamente a riposo gli strumenti di lavoro e lasciare spazio alle sue mani.
Nasce così lo “sfogo di rabbia”, un’opera generata dallo stritolamento della creta, trasformata poi in forno in terracotta. La gioia nel sentire che qualcosa prende forma nelle sue mani è immediata: notare le impronte delle mani lasciate sulla creta è fonte di grande stupore e meraviglia. Queste opere stritolate, rientrano nel tema “Guardando il 2000”, ma vengono realizzate ancora oggi dall’artista, seppur con risultati differenti, grazie alla tecnica raku.
All’inizio degli anni Novanta incontra un sasso, il suo “primo sasso”, che sembra chiedergli: “raccoglimi, osservami, dipingimi”.
Inizia così un nuovo interesse artistico, che vede la trasformazione di semplici pietre in visi, perlopiù alieni.
Nel 2000 circa, Catalano sviluppa un’idea che da tempo si faceva spazio nella sua mente: crea le “Linee del cuore”, ossia una tecnica di
disegno in cui è la mano a far scivolare la penna sul foglio, creando linee curve intrecciate che vengono dipinte con tecnica acquerello e acrilico.
Anche in questo caso l’artista utilizza il colore in base a ciò che il suo occhio percepisce: nei sassi segue tutte le loro sfaccettature date dall’erosione, mentre sulla carta interpreta ciò che la sua mano ha disegnato, cercando di dar vita alle emozioni create dai grovigli di inchiostro.
Nel 2012 Catalano diventa socio del gruppo artistico “L’officina dell’arte” del D.L.F., che si ritrova ogni settimana per disegnare, dipingere o modellare la creta, traendo ispirazione da una modella.
Il laboratorio ha una durata di sole due ore: non riuscendo a terminare le opere in tempo, l’artista si ritrova ad accumulare vari incompiuti nel suo studio, finché le sue mani non generano nuove forme, dando origine alle sculture chiamate “L’unghia rossa”.